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ISLAM

La parola araba Islam deriva dalla radice triletterale s-l-m che rimanda immediatamente a due significati principali definiti da due termini arabi aventi la stessa radice: aslama cioè ‘sottomissione’ e salam ovvero ‘pace’. Sintetizzando potremmo affermare che il termine Islam implichi simultaneamente entrambi le accezioni e cioè significhi ‘sottomissione nella pace’ all’Unico Dio. Il termine arabo che traduce l’italiano ‘Dio’ è Allah (Subhana wa Ta ‘ala – Sia esaltata la Sua Gloria), che non è dunque il nome di ‘un dio’ Arabo, ma il nome Arabo per indicare Dio (ALLAH), il Dio Unico di tutti: ciò è confermato dal Sacro e Glorioso Qur’an Karim che in una sura recita: “Dì: Egli, Allah è Uno” (Qur’an Karim Sura Ikhlaas 112:1).

Dallo stesso termine aslama, che significa appunto ‘sottomissione’, deriva il termine muslim (‘musulmano’) che significa dunque colui che è sottomesso all’Unico Dio, Allahu Subhana Wa Ta’ala. In questa accezione ‘verticale’ possiamo dunque affermare che tutti i credenti sinceri dell’Unico Dio, ancor prima della manifestazione storica dell’ultima forma tradizionale rivelata, possono dirsi muslimin, ovvero ‘sottomessi’ alla Volontà Divina. Ecco perché secondo il Sacro e Glorioso Qur’an Karim Seyduna Ibrahim (Alaihi wa Sallam), ha potuto affermare: “Figli miei Allah ha scelto per voi l’Islam come religione. Perciò morirete sottomessi” (Qur’an Karim 2: 126)

Tale esempio eccellente ci aiuta a superare i limiti della cronologia storica con i quali il termine Islam viene ad identificarsi esclusivamente con l’ultima forma rivelata, conferendogli tale esempio quell’ampiezza e quella verticalità che molti oggi sembrano dimenticare. Per lo stesso motivo Seyduna Adam (Alaihi Salam) non solo è considerato il Primo Uomo ed il primo Vicario terreno di Allah Subhana wa Ta ‘ala, ma è anche considerato come il primo Profeta ‘musulmano’. Volendo dare un respiro ancora più universale al significato di Islam, possiamo affermare che l’intero cosmo con tutto ciò che esiste è ‘sottomesso’ ad Allah Subhana wa Ta ‘ala, così come è scritto nel Sacro e Glorioso Qur’an Karim: “Mentre a Lui sono sottomesse tutte le creature nei cieli e nella terra, spontaneamente o controvoglia.” (Qur’an Karim 3:83)

Il secondo termine derivante dalla stessa radice s-l-m è la parola araba salam, che significa ‘pace’: La ‘pace’ cui rimanda il termine salam non è ‘la pace che vi da il mondo’ per usare una espressione evangelica, ma la Vera Pace (quella che in Occidente i Rosacroce indicavano come ‘Pax Profunda’), che è anche uno dei 99 ‘Nomi più Belli’ di Allah Subhana wa Ta Ala, cioè “As-Salam”.

In generale i punti fondamentali che definiscono la religione islamica, trovano la loro sistematizzazione sia in termini di Fede, regolata dalla ‘dottrina’ sotto forma di ‘credo’ (Aqidà), che in termini di pratica e corretto modo nel mondo spirituale, attraverso i cosiddetti ‘cinque pilastri’ dell’Islam, (Arkan ad-Din). Approfondiremo queste tematiche nella sezione dedicata a quella che possiamo definire la ‘Grande Via’ , la Shari’ah, che ogni musulmano ha il dovere di seguire.

Un hadith (detto del Santo Profeta, Sallallaho Alaihi Wa ‘Ala Alii Wa Barik Wa Sallam)  di rilevanza fondamentale, che contiene un compendio completo sull’Islam in generale, è il cosiddetto ‘hadith di Jibrail’ (Alaihi wa Sallam):

“Un giorno, mentre eravamo seduti accanto al messaggero di Allah, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam (pace su di lui), ecco apparirci un uomo dagli abiti candidi e dai capelli di un nero intenso; su di lui non traspariva traccia di viaggio, ma nessuno di noi lo conosceva. Si sedette di fronte al Santo Profeta, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, mise le ginocchia contro le sue e appoggiando le palme delle mani sulle sue cosce gli disse: “O Muhammad, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Wa Barik Wa Sallam, dimmi cos’è l’Islam”. Il santo messaggero di Allah, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Wa Sallam, disse: “l’Islam è che tu testimoni che non c’è altro dio che Allah e che Muhammad è il messaggero di Allah; che tu compia la preghiera rituale, versi la zakat, digiuni nel mese di Ramadan e faccia il pellegrinaggio alla Casa, se ne hai la possibilità.” Tu dici il vero! disse l’uomo. Ci sorprese che fosse lui ad interrogare il Santo Profeta, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, e lo approvasse. Gli chiese allora: “dimmi cos’è l’ Iman”. Egli, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, rispose: “E’ che tu creda in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Messaggeri e nell’ Ultimo giorno e che tu creda nel decreto divino, sia nel bene che nel male.” “Tu dici il vero!2 Replicò l’uomo che rispose dicendo: dimmi che cosa è l’ Ihsan (opere buone). Egli, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, rispose: “E’ che tu adori Allah come se lo vedessi; perché se tu non Lo vedi, certamente Egli vede te.” L’uomo disse: “dimmi cos’è l’Ora”. Egli, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, rispose: “L’interrogato non ne sa più di chi lo interroga”. L’uomo disse: “parlami allora dei segni premonitori”. Egli, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, rispose: “Quando la schiava genererà la sua padrona e quando vedrai i pastori, miseri, scalzi e nudi competere nelle costruzioni più elevate.” Dopodiché l’uomo sparì e io rimasi assorto. Allora il Santo Profeta, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, mi chiese: Omar, sai tu chi mi ha interrogato? Io risposi: Allah e il suo messaggero, Sallallaho Alaihi Wa ‘Alii Wa Barik Wa Sallam, ne sanno di più. Era Jibrail, Alaihi Wa Sallam, (Gabriele) – disse – che è venuto per insegnarvi la vostra religione.”

L’ Islam racchiude dunque tutto ciò che occorre ‘fare’ come corretta e rigorosa azione nel mondo spirituale, l’Iman tutto ciò in cui occorre ‘credere’, mentre l’ Ihsan indica la ‘profondità’ e l’Eccellenza che assumono le due precedenti dimensioni a livello iniziatico e realizzativo. Sotto questo aspetto l’ Ihsan diventa sinonimo di esoterismo, ovvero del Tasawwuf, l’unica dimensione che ha come fine la realizzazione della Verità assoluta (al-Haqq) e dunque la prossimità ad AllahSubhana Wa Ta’ala. Solo il Tasawwuf – come vedremo – può conferire all’ Islam e all’ Iman la loro pienezza completa, riconducendoli agli aspetti più elevati: così come indica proprio il termine Eccellenza – Perfezione con cui si traduce il termine Ihsan. Infatti la via esoterica è sempre ed in qualsiasi sistema spirituale e religione la via di “perfezione” per “eccellenza” come lo è la Qabbalah nel Giudaismo, l’ Ermetismo nel Cristianesimo ed il Tasawwuf nell’ Islam.

ISLAM E LE DUE VIE

L’Islam, in quanto ultima manifestazione della Tradizione Primordiale, conosce anch’esso una separazione fra la dimensione exoterica e quella esoterica, che come vedremo in seguito, costituisce l’ambito proprio del Tasawwuf.

I maestri del Tasawwuf si rifanno solitamente ad una similitudine per comprendere i rapporti fra questi due ambiti, che rappresentano rispettivamente l’aspetto esteriore ed interiore dell’Islam. Il rapporto fra essi è simile a quello che intercorre fra la ‘scorza’ ed il ‘nocciolo’ (el-qishrwa’l-lobb) o fra la circonferenza ed il centro.

È ovvio dunque che entrambi formino un tutto inscindibile, per cui il ‘centro’ o il ‘nocciolo’ che rappresenta l’essenza della Verità (haqiqah) non può essere raggiunto se non passando attraverso la ‘scorza’, ovvero la Shari’a, intesa come l’insieme delle norme d’azione proprie alla religione e al diritto. La haqiqah, identificabile con la pura conoscenza metafisica, conferisce alla Shari’a il suo significato più profondo e ne costituisce in ultimo la sua stessa ragion d’essere.

René Guénon ha magistralmente sintetizzato il rapporto esistente fra i due aspetti:«… si tratta di due ambiti nettamente distinti , e perciò fra loro non vi può mai essere né contraddizione né conflitto reale; è d’altra parte evidente che l’essoterismo e l’esoterismo non possono venire in alcun modo contrapposti, poiché il secondo, al contrario, trova nel primo la sua base e il suo punto di appoggio, e in verità essi non sono che i due aspetti o le due facce di un’unica dottrina …».(Vedi Renè Guènon, Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo, Cap I).

Ci si potrebbe chiedere il perché della necessità di due percorsi, apparentemente dissimili, che viaggiano come due binari in qualche modo separati. La risposta a questa domanda è da ricercare nella stessa complessità della dimensione umana: l’uomo, dal punto di vista tradizionale, è un composto risultante dall’unione di tre elementi, o tre stati dell’essere: il corpo (jism), l’anima (nafs)  e lo spirito(er-ruh).

Ognuna di queste tre dimensioni è retta dalla legge corrispondente al proprio piano o stato dell’essere. La dimensione corporea insieme a quella animica costituisce l’individualità propriamente detta, mentre lo spirito è ciò che è situato a livello sovra-individuale e procede direttamente dal Principio: “Ti chiederanno dello Spirito, rispondi loro: esso procede dal comando del Signore” (Quran Karim XVII, 85).

In particolare l’anima può essere considerata secondo tre tendenze: una parte che implica l’attrazione verso il basso ed il ‘male’, è l’anima dispotica, an nafs al ammara: essa ordina e pretende la soddisfazione dei desideri egoici. Il grado successivo è quello dell’anima biasimatrice, an nafs al lawwama, che prende coscienza delle proprie imperfezioni ed errori: essa genera il pentimento (attawba) e la determinazione a correggere i propri errori attraverso il bilanciamento della Shari’a , che armonizza e ripristina l’equilibrio turbato dall’anima dispotica.

Il grado più elevato è quello dell’anima pacificata, an nafs al mutma’inna, l’anima pacificata che ha raggiunto un equilibrio stabile ed è ormai lontana dalle contingenze e rivolta interamente ad Allah SubhanaWaTa ‘ala.

La Shari’a è la ‘Grande Via’, ed è l’ambito specifico della nafs al lawwama, dell’anima in costante bilico fra il peccato e la redenzione, ed è guidata dalla Legge religiosa che le fornisce tutte le indicazioni ed i supporti per mantenersi nella Retta Via (sirat al-mustaqim).

Il dominio della nafs al mutma’inna è quello proprio della haiqah, la Via di Verità. Questa è la via che permette di passare dalla circonferenza al centro, o dalla ‘scorza’ al ‘nocciolo’. Possiamo paragonare la Shari’a come una via circolare che protegge l’anima e le impedisce di disperdersi verso la dissoluzione, ostacolando la tendenza centrifuga della nafs al ammara, l’anima che spinge al male; la Legge Sacra è infatti una forza equilibratrice che funge da protezione. La tariqa è invece il raggio, la via che conduce dalla circonferenza al centro. È il simbolo della Via Dritta (sirat al mustaqim) che conduce l’uomo agli stati superiori dell’essere, fino allo stato di prossimità al divino.

Se torniamo all’esempio del frutto fatto in precedenza, la ‘scorza’  costituisce la protezione esterna del frutto, mentre ciò che ne costituisce l’essenza è la ‘polpa’ , che da un altro punto di vista è anche la stessa ragion d’essere del frutto e della scorza. Senza tuttavia la ‘protezione’ fornita dalla buccia (in questo caso la Shari’a)  la polpa andrebbe perduta. Vi è dunque una complementarietà ordinata in maniera gerarchica fra le due vie, che rappresentano i due aspetti rispettivamente essoterico (o exoterico) ed esoterico, dell’Islam.


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